[Pagina precedente]...fuori similmente un San Giorgio che amazza il serpente, un Cristo che sta innanzi a Pilato mentre si lava le mani, et un transito di Nostra Donna assai grande, dove sono tutti gl'Apostoli. E questa fu delle maggiori carte che mai intagliasse costui. In un'altra fece Santo Antonio battuto dai diavoli e portato in aria da una infinità di loro in le più varie bizzarre forme che si possino imaginare, la quale carta tanto piacque a Michelagnolo, essendo giovinetto, che si mise a colorirla.
Dopo questo Martino, cominciò Alberto Duro in Anversa, con più disegno e miglior giudizio, e con più belle invenzioni, a dare opera alle medesime stampe, cercando d'imitar il vivo e d'accostarsi alle maniere italiane, le quali egli sempre apprezzò assai. E così, essendo giovanetto, fece molte cose che furono tenute belle quanto quelle di Martino, e le intagliava di sua man propria, segnandole col suo nome. E l'anno 1503 mandò fuori una Nostra Donna piccola, nella quale superò Martino e se stesso; et appresso, in molte altre carte, cavalli, a due cavalli per carta, ritratti dal naturale e bellissimi; et in un'altra il figliuol prodigo, il quale, stando a uso di villano ginocchioni con la mani incrocicchiate, guarda il cielo, mentre certi porci mangiano in un trogolo: et in questa sono capanne a uso di ville tedesche, bellissime. Fece un San Bastiano piccolo, legato con le braccia in alto, et una Nostra Donna che siede col Figliuolo in collo, et un lume di finestre gli dà addosso, che per cosa piccola non si può vedere meglio. Fece una femina alla fiaminga a cavallo con uno staffiere a' piedi. Et in un rame maggiore intagliò una ninfa portata via da un mostro marino, mentre alcun'altre ninfe si bagnano. Della medesima grandezza intagliò con sottilissimo magisterio, trovando la perfezzione et il fine di quest'arte, una Diana che bastona una ninfa, la quale si è messa per essere difesa in grembo a un satiro; nella quale carta volle Alberto mostrare che sapeva fare gl'ignudi.
Ma ancora che questi maestri fussero allora in que' paesi lodati, ne' nostri le cose loro sono per la diligenza solo dell'intaglio, l'opere loro comendate. E voglio credere che Alberto non potesse per aventura far meglio, come quello che non avendo commodità d'altri, ritraeva, quando aveva a fare ignudi, alcuno de' suoi garzoni, che dovevano avere, come hanno per lo più i Tedeschi, cattivo ignudo, se bene vestiti si veggiono molti begl'uomini di que' paesi.
Fece molti abiti diversi alla fiaminga in diverse carte stampate piccole, di villane e villani, che suonano la cornamusa e ballano, alcuni che vendono polli et altre cose, e d'altre maniere assai. Fece uno che dormendo in una stufa ha intorno Venere che l'induce a tentazione in sogno, mentre che Amore, salendo sopra due zanche, si trastulla, et il diavolo con un soffione, o vero mantice, lo gonfia per l'orecchie. Intagliò anco due San Cristofani diversi, che portano Cristo fanciullo, bellissimi e condotti con molta diligenza ne' capegli sfilati, et in tutte l'altre [parti]. Dopo le quali opere, vedendo con quanta larghezza di tempo intagliava in rame, e trovandosi avere gran copia d'invenzioni diversamente disegnate, si mise a intagliare in legno. Nel qual modo di fare coloro che hanno maggior disegno hanno più largo campo da poter mostrare la loro perfezzione. E di questa maniera mandò fuori l'anno 1510 due stampe piccole: in una delle quali è la decollazione di San Giovanni, e nell'altra quando la testa del medesimo è presentata in un bacino a Erode, che siede a mensa, et in altre carte San Cristofano, San Sisto papa, Santo Stefano e San Lorenzo. Per che, veduto questo modo di fare essere molto più facile che l'intagliare in rame, seguitandolo, fece un San Gregorio che canta la messa, accompagnato dal diacono e sodiacono. E cresciutogli l'animo, fece in un foglio reale l'anno 1510 parte della Passione di Cristo, cioè ne condusse, con animo di fare il rimanente, quattro pezzi: la cena, l'esser preso di notte nell'orto, quando va al limbo a trarne i Santi Padri, e la sua gloriosa Resurrezione. E la detta seconda parte fece anco in un quadretto a olio molto bello, che è oggi in Firenze appresso al signor Bernardetto de' Medici. E se bene sono poi state fatte l'altre otto parti, che furono stampate col segno d'Alberto, a noi non pare verisimile che sieno opera di lui, atteso che sono mala cosa e non somigliano né le teste, né i panni, né altra cosa la sua maniera. Onde si crede che siano state fatte da altri dopo la morte sua per guadagnare, senza curarsi di dar questo carico ad Alberto. E che ciò sia vero, l'anno 1511 egli fece della medesima grandezza in venti carte tutta la vita di Nostra Donna tanto bene, che non è possibile, per invenzione, componimenti di prospettiva, casamenti, abiti e teste di vecchi e giovani, far meglio. E nel vero, se quest'uomo sì raro, sì diligente e sì universale avesse avuto per patria la Toscana, come egli ebbe la Fiandra, et avesse potuto studiare le cose di Roma, come abbiam fatto noi, sarebbe stato il miglior pittore de' paesi nostri, sì come fu il più raro e più celebrato che abbiano mai avuto i Fiaminghi.
L'anno medesimo, seguitando di sfogare i suoi capricci, cercò Alberto di fare della medesima grandezza quindici forme intagliate in legno della terribile visione che San Giovanni Evangelista scrisse nell'isola di Patmos nel suo Apocalisse. E così, messo mano all'opera con quella sua imaginativa stravagante, e molto a proposito a cotal suggetto, figurò tutte quelle cose, così celesti come terrene, tanto bene, che fu una maraviglia. E con tanta varietà di fare in quegli animali e mostri, che fu gran lume a molti de' nostri artefici, che si son serviti poi dell'abondanza e copia delle belle fantasie et invenzioni di costui. Vedesi ancora di mano del medesimo in legno un Cristo ignudo, che ha intorno i misterii della sua Passione, e piange con le mani al viso i peccati nostri, che per cosa piccola non è se non lodevole. Dopo, cresciuto Alberto in facultà et in animo, vedendo le sue cose essere in pregio, fece in rame alcune carte, che feciono stupire il mondo. Si mise anco ad intagliare, per una carta d'un mezzo foglio, la Malinconia con tutti gl'instrumenti che riducono l'uomo, e chiunche gl'adopera, a essere malinconico; e la ridusse tanto bene, che non è possibile col bulino intagliare più sottilmente. Fece in carte piccole tre Nostre Donne variate l'una dall'altre, e d'un sottilissimo intaglio. Ma troppo sarei lungo, se io volessi tutte l'opere raccontare che uscirono di mano ad Alberto. Per ora basti sapere che, avendo disegnato per una passione di Cristo trentasei pezzi, e poi intagliatigli, si convenne con Marcantonio bolognese di mandar fuori insieme queste carte. E così capitando in Vinezia, fu quest'opera cagione che si sono poi fatte in Italia cose maravigliose in queste stampe, come di sotto si dirà .
Mentre che in Bologna Francesco Francia attendeva alla pittura fra molti suoi discepoli, fu tirato innanzi, come più ingegnoso degl'altri, un giovane chiamato Marcantonio, il quale, per essere stato molti anni col Francia e da lui molto amato, s'acquistò il cognome de' Franci. Costui dunque, il quale aveva miglior disegno che il suo maestro, maneggiando il bulino con facilità e con grazia, fece, perché allora erano molto in uso, cinture et altre molte cose niellate, che furono bellissime, perciò che era in quel mestiero veramente eccellentissimo.
Venutogli poi disiderio, come a molti aviene, d'andare pel mondo a vedere diverse cose et i modi di fare degl'altri artefici, con buona grazia del Francia se n'andò a Vinezia, dove ebbe buon ricapito fra gl'artefici di quella città . Intanto capitando in Vinezia alcuni fiaminghi con molte carte intagliate e stampate in legno et in rame da Alberto Duro, vennero vedute a Marcantonio in sulla piazza di San Marco. Per che, stupefatto della maniera del lavoro e del modo di fare d'Alberto, spese in dette carte quasi quanti danari aveva portati da Bologna, e fra l'altre cose comperò la Passione di Gesù Cristo intagliata in trentasei pezzi di legno in quarto foglio, stata stampata di poco dal detto Alberto. La quale opera cominciava dal peccare d'Adamo, et essere cacciato di Paradiso dall'Angelo, infino al mandare dello Spirito Santo. E considerato Marcantonio quanto onore et utile si avrebbe potuto acquistare chi si fusse dato a quell'arte in Italia, si dispose di volervi attendere con ogni accuratezza e diligenza; e così cominciò a contrafare di quegli intagli d'Alberto, studiando il modo de' tratti et il tutto delle stampe che avea comperate: le qual per la novità e bellezza loro, erano in tanta riputazzione, che ognuno cercava d'averne. Avendo dunque contrafatto in rame d'intaglio grosso, come era il legno che aveva intagliato Alberto, tutta la detta Passione e vita di Cristo in trentasei carte, e fattovi il segno che Alberto faceva nelle sue opere, cioè questo: AE, riuscì tanto simile di maniera che, non sapendo nessuno ch'elle fussero fatte da Marcantonio, erano credute d'Alberto, e per opere di lui vendute e comperate. La qual cosa, essendo scritta in Fiandra ad Alberto, e mandatogli una di dette passioni contrafatte da Marcantonio, venne Alberto in tanta collora che, partitosi di Fiandra, se ne venne a Vinezia e, ricorso alla Signoria, si querelò di Marcantonio. Ma però non ottenne altro se non che Marcantonio non facesse più il nome e né il segno sopradetto d'Alberto nelle sue opere.
Dopo le quali cose, andatosene Marcantonio a Roma, si diede tutto al disegno. Et Alberto tornato in Fiandra, trovò un altro emulo che già aveva cominciato a fare di molti intagli sottilissimi a sua concorrenza: e questi fu Luca d'Olanda, il quale, se bene non aveva tanto disegno quanto Alberto, in molte cose nondimeno lo paragonava col bulino. Fra le molte cose che costui fece, e grandi e belle, furono le prime, l'anno 1509, due tondi: in uno de' quali Cristo porta la croce, e nell'altro è la sua Crucifissione. Dopo mandò fuori un Sansone, un Davit a cavallo et un San Pietro martire con i suoi percussori. Fece poi in una carta in rame un Saul a sedere e Davit giovinetto che gli suona intorno. Né molto dopo, avendo acquistato assai, fece in un grandissimo quadro di sottilissimo intaglio, Virgilio spenzolato dalla finestra nel cestone, con alcune teste e figure tanto maravigliose, che elle furono cagione che, assottigliando Alberto per questa concorrenza l'ingegno, mandasse fuori alcune carte stampate tanto eccellenti, che non si può far meglio. Nelle quali volendo mostrare quanto sapeva, fece un uomo armato a cavallo, per la fortezza umana, tanto ben finito, che vi si vede il lustrare dell'arme e del pelo d'un cavallo nero; il che fare è difficile in disegno. Aveva questo uomo forse la morte vicina, il tempo in mano et il diavolo dietro. Evvi similmente un can peloso, fatto con le più difficili sottigliezze che si possino fare nell'intaglio.
L'anno 1512 uscirono fuori di mano del medesimo sedici storie piccole in rame della Passione di Gesù Cristo, tanto ben fatte, che non si possono vedere le più belle, dolci e graziose figurine, né che abbiano maggior rilievo. Da questa medesima concorrenza mosso il detto Luca d'Olanda, fece dodici pezzi simili e molti begli, ma non già così perfetti nell'intaglio e nel disegno. Et oltre a questi, un S. Giorgio, il quale conforta la fanciulla che piagne per aver a essere dal serpente devorata, un Salamone che adora gli idoli, il Battesimo di Cristo, Piramo e Tisbe, Asuero e la regina Ester ginocchioni. Dall'altro canto Alberto, non volendo essere da Luca superato, né in quantità né in bontà d'opere, intagliò una figura nuda sopra certe nuvole, e la Temperanza con certe ale mirabili, con una coppa d'oro in mano, et una briglia, et un paese minutissimo; et appresso un Santo Eustachio inginocchiato dianzi al cervio che ha il Crucifisso fra le corna: la quale carta è mirabile, e massimamente per la bellezza d'alcuni cani in varie attitudini, che non possono essere più belli. E ...
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