[Pagina precedente]...fra i molti putti che egli fece in diverse maniere per ornamenti d'armi e d'imprese, ne fece alcuni che tengono uno scudo, dentro al quale è una morte con un gallo per cimieri, le cui penne sono in modo sfilate, che non è possibile fare col bulino cosa di maggior finezza. Et ultimamente mandò fuori la carta del San Ieronimo che scrive et è in abito di cardinale, col lione a' piedi che dorme; et in questa finse Alberto una stanza con finestre di vetri, nella quale, percotendo il sole, ribatte i razzi là dove il Santo scrive, tanto vivamente, che è una maraviglia; oltre che vi sono libri, oriuoli, scritture e tante altre cose, che non si può in questa professione far più, né meglio. Fece poco dopo, e fu quasi dell'ultime cose sue, un Cristo con i dodici Apostoli, piccoli, l'anno 1523. Si veggiono anco di suo molte teste di ritratti naturali in istampa, come Erasmo Roterodamo, il cardinale Alberto di Brandinburgo elettore dell'imperio, e similmente quello di lui stesso. Né con tutto che intagliasse assai, abbandonò mai la pittura, anzi di continuo fece tavole, tele et altre dipinture tutte rare, e, che è più, lasciò molti scritti di cose attinenti all'intaglio, alla pittura, alla prospettiva et all'architettura. Ma per tornare agl'intagli delle stampe, l'opere di costui furono cagione che Luca d'Olanda seguitò quanto poté le vestigia d'Alberto. E dopo le cose dette, fece quattro storie intagliate in rame de' fatti di Ioseffo, i quattro Evangelisti, i tre Angeli che apparvero ad Abraam nella valle Mambrè, Susanna nel bagno, Davit che ora, Mardocheo che triomfa a cavallo, Lotto innebbriato dalle figliuole, la creazzione d'Adamo e d'Eva, il comandar loro Dio che non mangino del pomo d'un alberto che Egli mostra, Caino che amazza Abel suo fratello: le quali tutte carte uscirono fuori l'anno 1529. Ma quello che più che altro diede nome e fama a Luca, fu una carta grande, nella quale fece la Crucifissione di Gesù Cristo, et un'altra dove Pilato lo mostra al popolo dicendo: "Ecce homo". Le quali carte, che sono grandi e con gran numero di figure, sono tenute rare; sì come è anco una conversione di San Paolo e l'essere menato così cieco in Damasco. E queste opere bastino a mostrare che Luca si può fra coloro annoverare che con eccellenza hanno maneggiato il bulino. Sono le composizioni delle storie di Luca molto proprie e fatte con tanta chiarezza, et in modo senza confusione, che par proprio che il fatto che egli esprime non dovesse essere altrimenti: e sono più osservate, secondo l'ordine dell'arte, che quelle d'Alberto. Oltre ciò, si vede che egli usò una discrezione ingegnosa nell'intagliare le sue cose; conciò sia che tutte l'opere, che di mano in mano si vanno allontanando, sono manco tocche, perché elle si perdono di veduta, come si perdono dall'occhio le naturali, che vede da lontano; e però le fece con queste considerazzioni, e sfumate e tanto dolci, che col colore non si farebbe altrimenti; le quali avertenze hanno aperto gl'occhi a molti pittori. Fece il medesimo molte stampe piccole, diverse Nostre Donne, i dodici Apostoli con Cristo, e molti Santi e Sante, et arme e cimieri et altre cose simili. Et è molto bello un villano che, facendosi cavare un dente, sente sì gran dolore, che non s'accorge che intanto una donna gli vota la borsa: le quali tutte opere d'Alberto e di Luca sono state cagione che, dopo loro, molti altri fiaminghi e tedeschi hanno stampato opere simili bellissime.
Ma tornando a Marcantonio, arivato in Roma, intagliò in rame una bellissima carta di Raffaello da Urbino, nella quale era una Lucrezia romana che si uccideva, con tanta diligenza e bella maniera, che essendo subito portata da alcuni amici suoi a Raffaello, egli si dispose a mettere fuori in istampa alcuni disegni di cose sue, et appresso un disegno, che già avea fatto, del giudizio di Paris, nel quale Raffaello per capriccio aveva disegnato il carro del sole, le ninfe de' boschi, quelle delle fonti e quelle de' fiumi, con vasi, timoni et altre belle fantasie attorno. E così risoluto furono di maniera intagliate da Marcantonio, che ne stupì tutta Roma. Dopo queste fu intagliata la carta degl'innocenti con bellissimi nudi, femine e putti, che fu cosa rara; et il Nettuno con istorie piccole d'Enea intorno, il bellissimo ratto d'Elena, pur disegnato da Raffaello, et un'altra carta dove si vede morire Santa Felicita bollendo nell'olio, et i figliuoli essere decapitati. Le quali opere acquistarono a Marcantonio tanta fama, che erano molto più stimate le cose sue, pel buon disegno, che le fiaminghe; e ne facevano i mercanti bonissimo guadagno.
Aveva Raffaello tenuto molt'anni a macinar colori un garzone chiamato il Baviera e, perché sapea pur qualche cosa, ordinò che Marcantonio intagliasse et il Baviera attendesse a stampare, per così finire, tutte le storie sue, vendendole, et ingrosso et a minuto, a chiunche ne volesse. E così messo mano all'opera stamparono una infinità di cose, che gli furono di grandissimo guadagno. E tutte le carte furono da Marcantonio segnate con questi segni, per lo nome di Raffaello Sanzio da Urbino, SR; e per quello di Marcantonio MF. L'opere furono queste: una Venere, che amore l'abbraccia, disegnata da Raffaello; una storia, nella quale Dio Padre benedisce il seme ad Abraam, dove è l'ancilla con due putti; appresso furono intagliati tutti i tondi che Raffaello aveva fatto nelle camere del palazzo papale, dove fa la Cognizione delle cose: Caliope col suono in mano; la Providenza e la Iustizia; dopo in un disegno piccolo la storia che dipinse Raffaello nella medesima camera del monte Parnaso con Appollo, le muse e' poeti; et appresso Enea che porta in collo Anchise mentre che arde Troia, il quale disegno avea fatto Raffaello per farne un quadretto. Messero dopo questo in stampa la Galatea, pur di Raffaello, sopra un carro tirato in mare dai dalfini, con alcuni tritoni che rapiscano una ninfa. E queste finite, fece pure in rame molte figure spezzate, disegnate similmente da Raffaello: un Apollo con un suono in mano; una Pace alla quale porge amore un ramo d'ulivo; le tre virtù teologiche e le quattro morali. E della medesima grandezza un Iesù Cristo con i dodici Apostoli. Et in un mezzo foglio la Nostra Donna che Raffaello aveva dipinta nella tavola d'Araceli; e parimente quella che andò a Napoli in San Domenico, con la Nostra Donna, San Ieronimo e l'angelo Raffaello con Tobia. Et in una carta piccola, una Nostra Donna che abbraccia, sedendo sopra una seggiola, Cristo fanciulletto, mezzo vestito. E così molte altre Madonne ritratte dai quadri che Raffaello aveva fatto di pittura a diversi.
Intagliò dopo queste un San Giovanni Battista giovinetto a sedere nel diserto, et appresso la tavola, che Raffaello fece per San Giovanni in Monte, della Santa Cecilia, con altri Santi, che fu tenuta bellissima carta. Et avendo Raffaello fatto, per la capella del papa, tutti i cartoni dei panni d'arazzo, che furono poi tessuti di seta e d'oro, con istorie di San Piero, S. Paulo e S. Stefano, Marcantonio intagliò la predicazzione di San Paulo, la lapidazione di Santo Stefano, et il rendere il lume al cieco. Le quali stampe furono tanto belle per l'invenzione di Raffaello, per la grazia del disegno, e per la diligenza et intaglio di Marcantonio, che non era possibile veder meglio. Intagliò appresso un bellissimo Deposto di croce, con invenzione dello stesso Raffaello, con una Nostra Donna svenuta, che è maravigliosa. E non molto dopo, la tavola di Raffaello, che andò a Palermo, d'un Cristo che porta la croce, che è una stampa molto bella. Et un disegno, che Raffaello avea fatto, d'un Cristo in aria, con la Nostra Donna, S. Giovanni Battista e Santa Caterina in terra ginocchioni, e S. Paulo apostolo ritto, la quale fu una grande e bellissima stampa. E questa, sì come l'altre, essendo già quasi consumate per troppo essere state adoperate, andarono male, e furono portate via dai tedeschi et altri nel sacco di Roma. Il medesimo intagliò in profilo il ritratto di papa Clemente VII, a uso di medaglia col volto raso; e dopo, Carlo V imperatore, che allora era giovane, e poi un'altra volta, di più età . E similmente Ferdinando re de' Romani, che poi sucedette nell'imperio al detto Carlo v. Ritrasse anche in Roma di naturale Messer Pietro Aretino, poeta famosissimo, il quale ritratto fu il più bello che mai Marcantonio facesse. E non molto dopo i dodici imperadori antichi in medaglie. Delle quali carte mandò alcune Raffaello in Fiandra ad Alberto Duro, il quale lodò molto Marcantonio, et all'incontro mandò a Raffaello, oltre molte altre carte, il suo ritratto, che fu tenuto bello affatto.
Cresciuta dunque la fama di Marcantonio, e venuta in pregio e riputazione la cosa delle stampe, molti si erano acconci con esso lui per imparare. Ma tra gl'altri fecero gran profitto Marco da Ravenna, che segnò le sue stampe col segno di Raffaello: SR; et Agostino Viniziano, che segnò le sue opere in questa maniera: AV; i quali due misero in stampa molti disegni di Raffaello, cioè una Nostra Donna con Cristo morto a giacere e disteso; et a' piedi San Giovanni, la Madalena, Niccodemo e l'altre Marie. E di maggior grandezza intagliarono un'altra carta, dove è la Nostra Donna con le braccia aperte e con gl'occhi rivolti al cielo in atto pietosissimo, e Cristo similmente disteso e morto. Fece poi Agostino in una carta grande una Natività con i pastori et Angeli, e Dio Padre sopra; et intorno alla capanna fece molti vasi così antichi come moderni. E così un profumiere: cioè due femine con un vaso in capo traforato. Intagliò una carta d'uno converso in lupo, il quale va ad un letto per ammazzare uno che dorme. Fece ancora Alessandro con Rosana, a cui egli presenta una corona reale, mentre alcuni amori le volano intorno e le acconciano il capo; et altri si trastullano con l'armi di esso Alessandro. Intagliarono i medesimi la cena di Cristo con i dodici Apostoli, in una carta assai grande, et una Nunziata: tutti con disegno di Raffaello; e dopo, due storie delle nozze di Psiche, state dipinte da Raffaello non molto inanzi. E finalmente fra Agostino e Marco sopra detto furono intagliate quasi tutte le cose che disegnò mai, o dipinse Raffaello, e poste in istampa. E molte ancora delle cose state dipinte da Giulio Romano, e poi ritratte da quelle. E perché delle cose del detto Raffaello quasi niuna ne rimanesse, che stampata non fusse da loro, intagliarono in ultimo le storie che esso Giulio avea dipinto nelle logge col disegno di Raffaello.
Veggionsi ancora alcune delle prime carte col segno M. R., cioè Marco Ravignano, et altre col segno A. V., cioè Agostino Viniziano, essere state rintagliate sopra le loro da altri, come la creazione del mondo, e quando Dio fa gl'animali, il sacrificio di Caino e di Abel, e la sua morte, Abraam che sacrifica Isac, l'arca di Noè et il diluvio, e quando poi n'escono gl'animali; il passare del mare Rosso, la tradozzione della legge dal monte Sinai per Moisè, la manna, David che amazza Golia, già stato intagliato da Marcantonio, Salamone che edifica il tempio, il giudizzio delle femmine del medesimo, la visita della reina Saba; e del Testamento Nuovo la Natività , la Ressurezzione di Cristo, e la missione dello Spirito Santo. E tutte queste furono stampate vivente Raffaello. Dopo la morte del quale, essendosi Marco et Agostino divisi, Agostino fu trattenuto da Baccio Bandinelli scultore fiorentino, che gli fece intagliare col suo disegno una notomia, che avea fatta d'ignudi secchi e d'ossame di morti, et appresso una Cleopatra, che amendue furono tenute molto buone carte; per che, cresciutogli l'animo, disegnò Baccio, e fece intagliare, una carta grande, delle maggiori che ancora fussero state intagliate infino allora, piena di femmine vestite e di nudi, che amazzano, per comandamento d'Erode, i piccoli fanciulli innocenti.
Marcantonio intanto, seguitando d'intagliare, fece in alcune carte i dodici Apostoli, piccoli, in diverse maniere, e molti Santi e Sante, acciò i poveri pittori, che non ha...
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